E’ la storia di una giovane donna, Chiara, che visitando un mseo, viene catturata all’improvviso dal fascino di un’antica Statua e si addormena ai suoi piedi.
Solo da qui comincia la vera storia. Già, perchè, lo snodarsi degli eventi successivi non sarà altro che la fenomenologia di un…Sogno, e l’essenza di questo magico contesto, l’Amore, il suo istinto, saranno l’afflato con cui la Statua prenderà via. Sui due “surreali” amanti alegferanno l’Amor, la vita e la passione: proiezioni dell’anima della protagonista che il sogno incastonerà in tre quadri del museo. Essi la inviteranno a lasciarsi andare, a non temere, a credere, a donarsi, ad ardere…a vivere!
E quell’anima così vilipesa e soffocata nella realtà, solo in sogno si rileverà per la sua vera anfibia essenza: quella bianca e quella nera:”il bene e il male”. L’anima Bianca, diafana, eterna, angelicata, pura, rasserenatrice, esorteà la protagonista a credere nella pazzia come via di fuga fa un’aborrita realtà, nella sola pazzia che può salvarla: l’Amore.
L’anima nera, una perfida presenza che serpeggerà intorno alla protagonista per imbonirla cone la menzogna, tentarla, adularla, ngannarla in un ipnotico e inquietante dileggio con un unico obiettvo: una paura paralizzante.
Come in tutti i sogni, anche questo terminerà con un tacito e delicato risveglio; un ritorno alla realtà, ma… questa volta…non più consueta.
Un sogno vetusto, come il museo in cui è ambientato. L’ancestrale fondo di un ignoto vaso di Pandora. L’intento è allegorico e i personaggi sono “solo” simboli, solo l’ingenuo pretesto.